Nightguide intervista Blindur

Nightguide intervista Blindur


Blindur, all'anagrafe Massimo De Vita, è un cantautore italiano sulla scena dal 2014 prima con un power duo, poi con una nuova band che lo segue nei numerosissimi live in giro per la penisola. A, il secondo disco di Blindur, è uscito nel 2019 preceduto dai singoli Invisibile agli occhi e Futuro presente, ed è stato acclamato dalla critica, cosa che gli ha permesso di mettere sotto la cintura centinaia di date. Adesso Blindur ha preso 3000X, uno suo pezzo, e l'ha affidato a sei diversi produttori, dal reggae alla psichedelia. Il risultato è 3000remiX.





Prima di tutto: ti ho visto in apertura per J.Mascis al Pecci di Prato ed è stato bellissimo. Non è una domanda, solo un'affermazione.
Fu una serata indimenticabile! Emozionato come poche altre volte, posso assicurartelo!


Il testo della canzone che hai scelto di far remixare è un mix letale di tutto quello che è successo e succederà, una specie di nuovo libro dell'Apocalisse che va dal G8 di Genova ai morti sulle rotte della migrazione, parla d'amore e di quanto l'amore sia pericoloso. Poi dici che sarete finalmente animali. Domanda: è un'impressione mia o qui l'amore zuccheroso non c'entra, è più una celebrazione di quanto sia liberatoria anche una piccola dose di realtà, una specie di iniezione di cattiveria nel mondo delle canzoni d'amore? Voglio dire, visto il contesto in cui viviamo se ci ostiniamo a comportarci come se tutto fosse meraviglioso finisce che ci restiamo sotto. (Lo so, è tutto molto confuso).
Viviamo in un contesto folle, siamo soggetti ad un modello sociale, un protocollo estremamente competitivo, in cui alla parola "felicità" viene associato il concetto di primato: per essere felice devi essere obbligatoriamente il più bravo, il più bello, il più ricco, per raggiungere lo stadio finale del più felice. Ai miei occhi è evidente la perversione che è in questa visione, per essere felice in definitiva bisognerebbe essere continuamente in gara con qualcosa, qualcuno, se stessi, vittima di un'ambizione sfrenata e insaziabile, con il vincolo di essere e fare solo cose utili al raggiungimento di questa presunta e promessa felicità. Direi che nove volte su dieci il risultato è una condanna all'infelicità quotidiana, alla frustrazione, all'insoddisfazione e così via. Da tutto questo discorso non è esonerato ovviamente l'amore che si traduce però nella ricerca dell'amore perfetto, come se esistesse poi...  In definitiva la ricerca della felicità diventa strumento di divisione, di io e tu, di noi e voi, di buoni e cattivi, ma un sognatore qualche anno fa', andando via per sempre, lasciava un testamento che diceva qualcosa tipo "la felicità è tale solo se condivisa".
Credo in questa semplice condivisione, nel riscoprire la natura prima, comune a tutti, nell'essenza più animale di ognuno, in cui c'è qualcosa di potente perché implica un modello di felicità spontanea, che è già dentro di noi, per la quale non bisogna sentirsi ineludibilmente migliori di altri, ma va da se che tutto questo è molto pericoloso per il sistema in cui viviamo.


Sei un cantautore che ha preso un suo pezzo, 3000X, e ha lasciato che 7 produttori lo rimaneggiassero secondo il loro stile: è stato un po' come affidare un pezzo di te stesso a qualcuno di cui ti fidi per vedere cosa ne sarebbe uscito fuori?
Ogni volta che si collabora si compie un atto di fiducia, in qualsiasi ambito e, proprio per questo, ho scelto i 7 DJ e producer prima per le loro qualità umane, per le affinità intellettuali e o spirituali, per la sensibilità, prima ancora che per l'aspetto puramente artistico. Insomma ero sicuro che la mia 3000X era in ottime mani.


Restiamo sul tema: sapevi cosa avrebbero fatto, eri al corrente del loro processo creativo mentre lo facevano, o sono state totali sorprese?
Dipende dai casi; alcuni ci hanno tenuto a coinvolgermi nel processo creativo ed è stato divertentissimo risuonare e ricantare una mia canzone in modi totalmente diversi (per esempio nel caso di Whodamanny o di Speaker Cenzou);  altri hanno operato in solitaria, consegnandomi poi qualcosa che mi ha piacevolmente spiazzato, come nel caso dei ragazzi di Indigo o della Sanacore All Stars, il Mago per esempio mi ha commosso con la loro versione, Marco Messina mi ha esaltato ai massimi livelli. Sono stati tutti straordinari e non smetterò di ringraziarli per tutto questo.


Sempre sul tema: come ti senti quando le ascolti? Sentire una tua creazione che cambia che effetto ti fa?
E' un effetto strano, suscita le più disparate emozioni, ma siamo assolutamente nella gamma delle cose belle. Quello che ci tenevo venisse salvaguardato è l'attitudine del brano, il suo continuo oscillare tra delicatezza e aggressività, e questo è assolutamente presente in tutte e sette le versioni.


Fuori dal tema: sei parte de Gli ultimi saranno, spettacolo che porta la musica nelle carceri italiane. Mi è capitato di vedere un concerto nel carcere di Prato, ed è come entrare in un altro mondo. In carcere il vento non esiste, per esempio, e in una città che vive di tramontana mi è sembrato folle. Come ti senti quando suoni in questi posti?
Suonare in carcere è assolutamente assurdo! In un qualche modo per me è sempre un'esperienza totalmente diversa dall'andare a suonare come normalmente faccio e non è solo per le modalità alternative dello spettacolo de gli ultimi saranno. Il nostro è un laboratorio itinerante, si recita, si suona, si canta, si legge e si scrive poesia, si cerca di rievocare la causa prima dell'arte: la necessità di comunicare. In questo modo le nostre storie si mescolano a quelle dei detenuti che partecipano alle performance e, quando l'esperimento riesce, spesso per fortuna, cade ogni ruolo e senti solo di essere un essere umano che sta facendo cose con altri esseri umani. I cancelli, le sbarre, le transenne, i controlli, i tempi assolutamente fuori dall'ordinario, tutte quelle cose che prima e dopo lo spettacolo mettono a dura prova la tenuta dello spirito, in quelle due ore spariscono e si riesce a portare fuori qualcosa di molto bello.
Resta il fatto che all'inizio di questa esperienza, soprattutto nelle carceri minorili, ho ascoltato storie molto forti, violente, ho abbracciato ragazzi che mi hanno ammutolito per vari giorni a seguire. L'umanità, quando si svela in tutta la sua violenza e in tutta la sua luminosità, è qualcosa che non può lasciare indifferenti.


Domanda che arriva addosso a tutti: appena potrai farlo di nuovo, senza tutte le restrizioni del caso, dove vorresti suonare?
Ovunque! Avevamo lavorato duramente per mettere in piedi il nostro A-custico tour che siamo riusciti a realizzare solo per metà, in più eravamo riusciti ad organizzare un tour che era un piccolo grande sogno: 20 concerti circa negli USA. Ovviamente tutto è saltato e tornare live sarà una delle cose più belle in assoluto, parallelamente però sto lavorando a canzoni nuove con il resto della band e abbiamo svariate voci da spuntare nella lista dei desideri anche per quanto riguarda le nuove registrazioni, poi c'è che siamo finalisti per Musicultura e per il premio Bindi. Sarebbe stato più facile mi avessi chiesto dove non avremmo voluto suonare!
 

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